Gli Homeless, come ben sappiamo, sono tutte quelle persone che, a causa della crisi economica e sociale in atto in questo periodo storico, o per scelta personale, vivono e conducono la loro esistenza in strada, molte volte invisibili per le Istituzioni e, sovente, anche agli occhi delle popolazioni che affollano le città.
Dalla 2° indagine nazionale condotta sulle Persone senza dimora (anno 2014), realizzata dall’ISTAT in collaborazione con fio.PSD (Federazione Italiana degli Organismi per Persone Senza Dimora, a cui l’Associazione Padre Massimiliano Maria Kolbe ONLUS è associata), Caritas Italiana e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, analizzando un campione di 158 comuni italiani, è emerso come le PSD siano più di 50.000, corrispondenti al 2,43 per mille della popolazione nazionale, in evidente aumento rispetto a quanto appurato in occasione della prima indagine (anno 2011) quando si registrava un dato percentuale del 2,31 per mille.
In un’ottica di tendenziale aumento dell’entità del fenomeno, è possibile anche tracciare un profilo della Persona senza dimora “tipo”: alla luce dell’analisi è di genere maschile (85,7%), straniero (58,2%), di età inferiore ai 54 anni (75,8%) con basso titolo di studio (solo un terzo raggiunge almeno il diploma di scuola media superiore).
A contrasto della diffusione della problematica homelessness, nel dicembre del 2015 sono state presentate, in occasione della Conferenza unificata (stato-regioni-città e autonomie locali) le cosiddette Linee di indirizzo, un documento nato dalla compartecipazione di rappresentanti dei diversi livelli di governo – in particolare delle città metropolitane in cui il tema dell’emergenza abitativa è più diffuso – con la collaborazione di fio.PSD .
Dalla Conferenza unificata è scaturito come, per dare una risposta adeguata sul piano degli interventi specifici, bisogna superare l’approccio emergenziale con il quale ci si pone nei confronti del problema ed adottarne uno che consista nella realizzazione di azioni strutturate, potenziando la rete dei servizi ed integrando le competenze istituzionali, locali e le politiche (salute, casa, istruzione, formazione, lavoro, ecc.).
Altro elemento prioritario, secondo le Linee di indirizzo, è l’accesso a un’abitazione stabile, sicura e confortevole, in perfetta aderenza con quanto previsto dall’adozione del modello cosiddetto Housing First (HF).
L’HF identifica la “casa” come diritto e punto di partenza, su cui fare leva per avviare un percorso di nuova inclusione sociale. Questo approccio sperimentale nasce negli anni ’50 e ’60 negli Stati Uniti, ma diventa noto negli anni ’90 quando Sam Tsemberis, considerato suo fondatore, avvia avvia a New York il programma Pathways to Housing che si basa sull’assunto principale che la casa è un diritto umano primario.
Oggi il modello è diffuso in tutto il mondo ed in Italia la sua gestione è affidata alla fio.PSD (Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora) ed al Network Housing First Italia (HFI) a cui aderiscono, in qualità di soci, diverse realtà presenti in 15 regioni italiane, tra cui la Caritas Diocesana di Siracusa, attraverso l’Associazione Padre Massimiliano Maria Kolbe Onlus.
I principi su cui si basa l’HF sono:
– comprensione del bisogno dell’utente;
– supporto che dura tutto il tempo necessario;
– accesso agli appartenenti indipendenti localizzati in diverse zone della città;
– separazione del trattamento dal diritto alla casa;
– auto-determinazione del soggetto nelle scelte da fare;
– definizione di un programma di supporto condiviso tra servizio sociale e utente;
– riduzione del danno.
Molti studi, compiuti negli ultimi vent’anni, dimostrano la bontà dell’approccio HF, che si palesa citando due considerazioni fondamentali:
– l’80% delle persone riesce a mantenere la casa a due anni dall’inserimento nel programma HF;
– una riduzione dell’uso di alcool e droga negli utenti inseriti in HF.
Gli studi di cui sopra, hanno evidenziato come l’adozione della misura HF comporta un risparmio medio del 50% dei costi per le amministrazioni e la sanità pubblica, grazie alla riduzione dell’utilizzo di posti letto nei dormitori, ostelli e ingresso al pronto soccorso, nonché un abbassamento della probabilità di delinquere che si traduce in un risparmio anche per il contribuente: motivi per cui tale metodo ha destato, negli ultimi anni, l’interesse ed i favori delle Amministrazioni e degli Enti locali in tutta Italia, poiché proposta di intervento alternativa, meno costosa e più impattante, delle misure standard care.
Nella Diocesi di Siracusa l’approccio HF (sotto-forma di progetto sperimentale finanziato in compartecipazione con Caritas Italiana) è utilizzato dal 2014 e vede come destinatari privilegiati le famiglie con la finalità di agevolare i processi di re-inclusione sociale dei beneficiari dello stesso; ad oggi, grazie al Progetto, è stato possibile fornire alloggio a 10 nuclei familiari (per un totale di 42 persone, tra adulti e bambini), all’interno del contesto territoriale diocesano; parimenti, l’equipe di Caritas diocesana, rispetto all’implementazione del comparto strumenti utili alla valutazione ed al monitoraggio dei processi quantitativi e qualitativi di Housing First, ha creato per fio.PSD, in collaborazione con il Dipartimento di Ricerca di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Catania LAPOSS, il Software “OsValdo”, sistema web-based mediante il quale è possibile calcolare con estrema precisione i costi relativi agli ospiti inseriti all’interno del modello di accoglienza abitativa e determinare l’impatto di esso in termini di benefici, rispetto a misure di tipo standard care.